Cari amici, da oggi il mio blog dedicato al marketing culturale continua le sue pubblicazioni al seguente indirizzo: www.marketingculturale.org/ Intervenite in tanti, segnalate problemi e/o errori, suggerimenti e miglioramenti. L'avventura continua!
Edited by Antonio Davide Madonna - 16/6/2013, 18:52
Buongiorno a tutti coloro che seguono questo blog. Le pubblicazioni non si sono interrotte, ma sto per comunicare una piccola novità... Rimanete sintonizzati!
Operando nel settore del marketing culturale, ho notato che in molti casi il comportamento dei potenziali clienti è il seguente: interesse più marginale per le attività tradizionali del marketing culturale e grande attenzione ai problemi del fundraising. A quanti operatori del settore è capitato di spendere parole importanti sul ruolo del marketing culturale e poi sentirsi dire "In realtà stiamo cercando una persona che ci trovi degli sponsor?" (una risposta del genere, a mio parere, svilisce anche il lavoro del fundraiser). Non nego che il "vile danaro" sia un aspetto importante della "questione cultura", ma mi porta a fare alcune considerazioni che vorrei condividere con voi.
La quasi totalità degli operatori del settore è, in buona fede, convinta di saper ideare, progettare e realizzare un evento culturale. Se un marketer solleva delle obiezioni o fa riflettere su qualche aspetto del progetto, viene visto con sospetto. "Questo vorrebbe insegnarmi il mestiere", "Ma cosa ne vuole capire". Lo so che, anche se non lo dicono apertamente, lo stanno pensando. Gli operatori della cultura, di conseguenza, sono orientati a cercare figure che possano sollevarli dai problemi di ordine economico. Avvicinatevi al monitor; sto per rendervi partecipi di un grande segreto: il marketer culturale non sostituisce nessuno, s-u-p-p-o-r-t-a e a-i-u-t-a coloro che operano in questo mondo.
Corollario del punto precedente: pochi capiscono il compito di un marketer culturale. Uno degli aspetti principali di questo campo, infatti è, a mio giudizio, la capacità di valutare e determinare a priori (con tutti i rischi del caso, eh!) la sostenibilità economica di un prodotto culturale. Insomma: avere i soldi non basta, è necessario pianificare tutto con estrema attenzione, soprattutto oggi che i fondi scarseggiano. Il piano di azione ed il budget definiti nel piano di marketing a qualcosa dovranno pur servire, no!?
Il fundraiser viene percepito, troppe volte, come qualcuno che deve fare la questua al nostro posto. Non sono un esperto del settore, ma posso affermare, senza tema di smentita, che si tratta di una figura professionale che deve possedere numerose competenze. Di conseguenza possiamo affermare che non ci troviamo di fronte all'evoluzione del venditore porta a porta (che almeno ha in vantaggio di offrire un prodotto tangibile) che propone ai potenziali clienti l'acquisto di cultura (altro che aria fritta!) ma, sapevatelo, di fronte ad una persona che ha dovuto compiere un percorso di crescita, personale e professionale, ben preciso per essere ciò che è oggi.
L'approccio di chi si affida a figure professionali specifiche (per raccogliere fondi o pianificare un&...
Marketing culturale e social; questa volta presentiamo alcuni dei maggiori social network. Nel prossimo appuntamento capiremo come usarli al meglio per le nostre imprese culturali.
Una piacevole discussione nata da un precedente post, in cui specificavo le motivazioni d'acquisto dei prodotti culturali (vedi il post Marketing e cultura: quando si incontrano domanda ed offerta) mi porta a spendere qualche (buona) parola sull'utilità del marketing culturale. Troppe volte, infatti, questa disciplina viene avvertita come attentato alla cultura pura e dura. Di seguito intendo proporre qualche spunto per una discussione che spero possa far luce sui motivi per cui il marketing culturale non solo è utile ma si configura come disciplina necessaria per la sopravvivenza della cultura stessa.
Partiamo dalla definizione di marketing culturale: Un insieme di attività volte a identificare e raggiungere un pubblico appropriato per la creazione artistica, senza condizionarla, cercando da un lato di soddisfare i bisogni ed i desideri di tale pubblico nel modo più efficiente ed efficace possibile, dall’altro di ottenere il miglio risultato economico-finanziario possibile.
Sulla base di questa definizione possiamo trarre tre importanti osservazioni che dovrebbero far capire l'importanza del marketing culturale:
1. La cultura dovrebbe alla portata di tutti. La verità, tuttavia, è ben diversa. Le tante proposte culturali esistenti non interessano tutte le fasce della popolazione (vedi il post Marketing e cultura: arte e cultura per pochi o per tutti?) ed in fondo è giusto che sia così. Ma come fare per assicurarsi che, ad esempio, una associazione culturale che si occupa di musica etnica raggiunga il pubblico potenzialmente interessato ad essa? Non possiamo mica sperare che sia sempre il pubblico a "trovare" la cultura. Deve essere anche la cultura brava a "farsi trovare". Ebbene, il marketing culturale risponde a questa esigenza. Immaginate lo spettacolo più bello del mondo che non viene visto da nessuno. Continuerà ad essere lo spettacolo più bello del mondo? Soprattutto, continuerà ad esistere?
2. La cultura non dovrebbe essere condizionata. Tutti coloro che sono a conoscenza anche solo dei rudimenti del marketing culturale sanno che la peculiarità di questa disciplina risiede nella natura del prodotto che non viene mai pensato per un pubblico di riferimento, ma nasce da un'esigenza interiore dell'artista (vedi i post: Capiamo cos'è il prodotto culturale, parte I e Capiamo cos'è il prodotto culturale, parte II). Se, invece, il prodotto culturale nasce perché destinato ad un mercato di riferimento (sulla base di precedenti esperienze), si trasforma in un normale prodotto di consumo. Ma in questo caso la "colpa" è del marketing culturale o di chi pensa...